PARCO PUBBLICO CON ARENA

A LUMEZZANE

PARCO PUBBLICO CON ARENA

PARCO PUBBLICO CON ARENA

Il progetto del Parco Avogadro nasce dalla volontà di dotare la città di Lumezzane di un fulcro ricreativo e naturalistico, preservando un’ampia area ad elevata naturalità, nel centro storico del paese. Attraverso la rete di percorsi interni, il parco si configura inoltre un elemento di cerniera tra gli abitati di Piatucco, Pieve e Fontana, dotati ognuno di un accesso. Il nucleo principale del parco, connotato da un lungo muro in gabbioni, è costituito da un’ampia fascia di verde attrezzato, che si sviluppa in direzione nord-sud e che si interpone a separazione tra il tessuto residenziale/industriale sul fianco ovest e la collina naturale orientata ad est. A questo nucleo, attrezzato con una piazzetta per piccoli eventi, un’area giochi e un prato per il gioco di squadra, e lambito da un anello ciclopedonale ad elevata accessibilità, fanno da corollario l’area destinata a parcheggio e la collina mantenuta nella sua integrità naturale. Alla quota intermedia si apre un anfiteatro per manifestazioni all’aperto concepito accogliendo la richiesta dell’Amministrazione di dotarsi di un piccolo skate park. L’anfiteatro si articola pertanto di gradoni ad altezza variabile, di cordoli e di piani inclinati. La contiguità tra le tre diverse aree che animano il parco è stata studiata con l’intento di ricercare un disegno unitario, che dia vita ad un leggibile sistema e non ad una somma di superfici, frutto di singole necessità funzionali e orografiche . L’aspetto clivometrico del sito che lo contraddistingue, suggeriscono la presa in carico di valori visuali e percettivi che ne connotano le profondità visive. Pertanto, emergenze storico-architettoniche (la Torre Avogadro e la cortina muraria storica su via Torre) o vegetazionali (i pendii boscati posti a sud-est) hanno costituito iconemi ed elementi paesistici ineludibili nell’elaborazione della proposta progettuale. Una considerazione conclusiva, preziosa per la comprensione del progetto, sta nell’identificazione dell’area d’intervento in uno spazio indeciso, memoria di un passato agricolo obliato dall’urbanizzazione circostante, un terzo paesaggio, che in quanto tale reca in sé una naturale carica di biodiversità, di permeabilità ecologica che il progetto ha voluto riproporre e, se possibile, implementare, prevedendo la messa a dimora specie arboree (Ulmus resista, Prunus serrulata, Acer saccharinum, Disospyros kaki) e arbustive (Frangula alnus, Corylus avellana, Sanbucus nigra, Punica granatum) ad elevato quoziente ecologico.

Progetto realizzato con l'Arch. Elisabetta Ghidini, Arch. Luca Platto e Ing. Michele Mottinelli per le strutture.